Le offshore del vaticano


Non solo immense proprietà in Italia, la Chiesa ha accumulato proprietà immobiliari, e di altissimo pregio, anche in altre città europee. E non si tratta affatto di conventi o di immobili dedicati alle opere di carità.

Il Guardian ha scovato una serie di proprietà tipo il negozio di Bulgari su New Bond Street o un edificio nell’elegantissima zona di St. James’s Square, all’angolo con Pall Mall.

Ma la cosa più significativa dell’articolo del Guardian è che per trovare a chi appartenessero quegli immobili i giornalisti hanno dovuto impegnarsi in approfondite ricerche: il Vaticano, infatti, si avvale di una struttura di società offshore e che anche i referenti individuati, alla richiesta del giornale di rendere nota la proprietà, si sono trincerati dietro la facoltà di mantenere quelle informazioni riservate.

Il Guardian va oltre Londra e accenna ad altre e altrettanto prestigiose proprietà immobiliari che fanno capo al Vaticano, a Parigi per esempio. E sottolinea come questo “impero” sia stato costruito negli anni utilizzando, in origine, il denaro ricevuto da Mussolini in cambio del riconoscimento del regime fascista da parte del Papa. Il quotidiano, infine, menziona di aver contattato al riguardo il nunzio apostolico a Londra, l’arcivescovo Antonio Mennini, che però non ha commentato.Fonte

 

Regionali Lombardia, La Lega Nord candida un nero

tony iwobi

 

NERO E LEGHISTA/ Un candidato nero per la Lega Nord. Si chiama Tony Iwobi, ed è l’assessore ai Servizi Sociali del comune di Spirano, nella bergamasca. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, lui è una delle sorprese che si troveranno nelle liste per le Regionali, che saranno depositate tra stasera e domani. Lui, Iwobi, arrivato dalla Nigeria in Italia negli anni ’70 e marito di una bergamasca, è stato nominato assessore un anno fa. 57 anni, capelli brizzolati, da 20 anni è un militante leghista. Alla faccia dei vari “daghele al negher” e “via tutti gli extracomunitari”. Adesso Maroni e Salvini hanno deciso di “promuoverlo” in lista. Correrà per le Regionali.

TRASPARENTE DEMOCRATICO/ Sempre nella bergamasca, corre un candidato che nero non è. Ma è (o vuole essere) “trasparente”. “Regione Lombardia è stata per troppo a lungo teatro di scandali che hanno gettato discredito sulla classe politica e sulle istituzioni. E’ necessario recuperare credibilità, mettendo la trasparenza al centro della propria agenda politica”, dichiara Jacopo Scandella. 25 anni, vive in Alta Valle Seriana. Sul suo sito, tiene un diario – giorno per giorno – di tutte le spese sostenute. Registrazione sito internet: 30 euro. Manifesti, euro 60,50. Affissione a Clusone: euro 19. E via dicendo. L’unica cosa non contemplata? Il Gpl che mette nella sua Chevrolet Aveo.Fonte

Mps, conti correnti al sicuro.

ROMA – La Monte dei Paschi di Siena è crollata in Borsa il 23 gennaio, ma i risparmiatori non dovranno temere per i propri conti correnti. Il Corriere della Sera spiega che la banca non ha problemi di liquidità e lo scandalo dei derivati, che ha portato alle dimissioni di Giuseppe Mussari dell’Abi, influisce sulle operazioni in orsa a non sui conti correnti.

La Mps inoltre è coperta dal Fidt, il Fondo interbancario di tutela depositi, che garantisce ai risparmiatori le somme depositate per un valore massimo di 100mila euro, spiega il Corriere della Sera:

” Il fondo copre le somme depositate fino a un valore massimo di 100 mila euro per titolare di conto e per azienda di credito. Chi ha più conti nella stessa banca, quindi, ha diritto a una copertura massima di 100 mila euro. Se invece ho tanti conti in diversi istituti e, per assurdo, tutte le banche dove sono cliente fallissero in contemporanea, avrei diritto a 100 mila euro (se possiedo così tante sostanze liquide) per ogni banca.

Nel caso di conti cointestati, il limite dei 100 mila euro si applica per ogni testa. Il tempo di rimborso è di 20 giorni lavorativi, più altri dieci di eventuale proroga, che viene concesso dalla Banca d’Italia solo in casi eccezionali.”.

Il discorso non cambia per Titoli di Stato, bot, cct, azioni, obbligazioni ed oro, che rimangono di proprietà di chi le deposita. Nel caso di problemi per la banca i depositi di questo tipo vengono restituiti al legittimo proprietario. Ma per le obbligazioni bancarie la situazione cambia, spiega il Corriere della Sera:

“I bond bancari hanno diversa natura e non tutte le emissioni mettono al sicuro nel caso estremo del fallimento. E i fondi comuni? Anche in questo caso un certo grado di sicurezza non manca. Il patrimonio è conservato in una banca depositaria che è terza rispetto all’istituto che li colloca e che li distribuisce”.Fonte

Uranio impoverito, nessun risarcimento

di Martino Villosio

Sono 450 i casi di militari che hanno fatto richiesta di indennizzo alla Difesa per malattie legate all’esposizione al materiale tossico. Ma grazie a un decreto voluto dall’ex ministro La Russa, nessuno di loro ha avuto un soldo dei 30 milioni di euro stanziati nel 2008. Ecco le conclusioni della commissione d’inchiesta

(23 gennaio 2013)

Il Maresciallo Riccio nell area di Tallil, in Iraq. E  uno dei militari malati che hanno fatto richiesta di indennizzo senza... IlMaresciallo Riccio nell’area di Tallil, in Iraq. E’ uno dei militari malati che hanno fatto richiesta di indennizzo senza .esito.Il 5 dicembre scorso, in una delle ultime audizioni della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, è stato il maresciallo in congedo Vincenzo Riccio a sferrare l’ennesimo pugno nello stomaco dei senatori: “Sono al corrente del fatto che numerosi militari italiani affetti da cancro stanno tenendo nascosta la malatia”, ha raccontato. “Considerato il comportamento tenuto finora dal Ministero della Difesa nei confronti di chi si è ammalato di ritorno dalle missioni, in tanti hanno paura di essere congedati e di perdere lo stipendio che gli serve per curarsi”.

E’ stato il sigillo a due anni e mezzo di audizioni in cui, davanti agli onorevoli incaricati incaricati di fare luce sui decessi e le gravi patologie dei militari impiegati all’estero e nei poligoni di tiro “in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici”, hanno sfilato storie incredibili di sofferenza e di abbandono. Perché il Ministero degli F35, dei nuovi sommergibili pagati a peso d’oro, delle Maserati acquistate per “rinfrescare” il parco macchine un anno e mezzo fa, nei confronti dei soldati malati e dei familiari dei morti di tumore, linfoma o leucemia negli ultimi vent’anni ama mostrare il proprio lato più ferocemente parsimonioso.

Lo dicono i numeri, fotografati nella relazione finale approvata il nove gennaio scorso dalla Commissione che sarà pubblicata questa settimana. Tra tante spese roboanti della Difesa, i circa 30 milioni di euro stanziati nella finanziaria 2008 per gli indennizzi delle vittime di tumori “connessi all’esposizione e all’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito” sono ancora quasi tutti nel cassetto. Nel novembre 2010, a due anni dalla creazione del fondo, nessuna delle 439 domande presentate entro i termini era stata evasa o accolta. Colpa di un decreto attuativo, voluto dai tecnici dell’allora ministro La Russa, che vincolava qualunque risarcimento a una certezza scientificamente impossibile da provare: il nesso causale diretto tra la contaminazione da uranio e l’insorgere del tumore. Dopo la modifica della legge, oggi per essere riconosciuti vittime del dovere basta essersi ammalati “per particolari condizioni ambientali e operative”. Ma le nuove domande e le istanze di revisione delle vecchie continuano ad essere respinte a raffica.

Più delle cifre, parlano storie come quella del Maresciallo Riccio: “A 43 anni vivo con i miei genitori – racconta da Napoli ?€“ nel 2011 mi hanno congedato per un carcinoma neuroendocrino dopo 23 anni di servizio, senza possibilità di reimpiego nei servizi civili. Ho appena i soldi per pagarmi le visite specialistiche e gli esami urgenti. Dalla Difesa non ho avuto un centesimo e nemmeno una telefonata”.

L’inizio di carriera come missilista e addetto ai radar. Le esercitazioni annuali al poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna, finito al centro di un’inchiesta per omicidio colposo plurimo legato all’inquinamento ambientale.

Due missioni in Iraq, a Tallil, “dove noi italiani operavamo senza protezioni in vecchie strutture bombardate durante la prima Guerra del Golfo – spiega – a cui gli americani non osavano nemmeno avvicinarsi seppure adeguatamente protetti”. Per lui l’inferno è cominciato nel 2010, con la diagnosi delle metastasi multiple al fegato. Riconosciuto invalido civile al cento per cento, due mesi fa la sua richiesta di indennizzo al Ministero è stata respinta dopo il parere di un apposito “Comitato per le cause di servizio”.

Il Comitato dipende dal Ministero dell’Economia, ma è integrato da 16 medici militari. Sulla base delle informazioni fornite dallo stesso Ministero della Difesa, comunica alla Direzione Generale della Previdenza Militare (PREVIMIL) il suo responso vincolante per ogni caso esaminato. La Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, di fronte al numero esorbitante di richieste bocciate e alle motivazioni generiche dei verdetti, nel 2011 ha chiesto a un consulente di riesaminare i fascicoli dei “respinti”. Almeno il 30 per cento, secondo il dottor Bruno Causo, andrebbero subito riconsiderati “applicando senza remore i criteri probabilistici a cui si ispira la legislazione vigente”.Fonte

il giudice che difese il pedofilo

Roberto Staffa, pm di Roma arrestato ieri per aver accordato favori a una transessuale in cambio di sesso, oggi si ritrova sulle colonne del Corriere della Sera anche a causa di una vecchia storia, risalente a 25 anni fa. Scrive il quotidiano:

Staffa è un giovane sostituto procuratore a Trieste quando, nel 1988, un imprenditore della sua città viene bloccato dal Fbi in California: c’è una intercettazione choc, un agente finge di volergli vendere una bambina messicana di 10 anni per un weekend, per 5.000 dollari. L’imprenditore chiede al telefono: «Cosa posso fare con questo animaletto, posso frustarla? Incatenarla?», e altre violenze. Prima della condanna del pedofilo affiliato alla P2 di Licio Gelli, sul tavolo del giudice Ronald Lew di Los Angeles arrivano 30 lettere da altrettanti notabili triestini (vescovo compreso). Tutte dicono: avete arrestato un mite benefattore e rispettabile padre. Anche la firma di Staffa compare in una di quelle lettere.

A quel punto alcuni colleghi lo attaccano:

Lui spiega di aver aderito all’appello in favore del pedofilo come socio del comune tennis club e non come magistrato. Il Csm la ritiene comunque una mossa «incauta». E come l’ha sanzionato? Aprendogli le porte, nel 1989, di un tribunale ancora più importante, quello di Venezia. Una «punizione» che può far sorgere più di qualche dubbio sulla capacità delle toghe di autosorvegliarsi e autopunirsi.Fonte